mercoledì 10 dicembre 2008

Recensione di Annalisa Barbagli

L’Abruzzo è una di quelle regioni dove le tradizioni gastronomiche sono state conservate fedelmente non soltanto nelle famiglie ma anche nelle cucine dei ristoranti. E’ una regione morfologicamente molto varia: venendo da ovest, dalla neve del Gran Sasso si passa rapidamente al mare Adriatico e quindi oltre al clima e al paesaggio cambiano anche i sapori della cucina e le due gastronomie sono nettamente separate. Fuori dai confini regionali i piatti abruzzesi più conosciuti sono quelli dell’interno, preparazioni dal sapore robusto nate per combattere il freddo. Dai pascoli delle vallate derivano squisite carni d’agnello e ottimi prodotti caseari e dall’allevamento di suini, spesso ancora allo stato brado, saporitissimi salumi e insaccati. La carne ovina è uno degli elementi dominanti della cucina abruzzese insieme alle paste alimentari fra cui i celebri “maccheroni alla chitarra”, spessi tagliolini di pasta fresca conditi con ricchi ragù di carni ovine. Per aver un’idea della ricchezza gastronomica della regione, basti pensare alla tradizione della “panarda”, un banchetto di ben trenta portate che dura un intero giorno e che prevede, oltre a una miriade di antipasti di magro e non, due o tre zuppe, un timballo, fritti misti, bolliti, arrosti, carni al ragù, costolette e salsicce di maiale, legumi e verdure di stagione, formaggi freschi e stagionati e infine una serie di dolci tipici: fiadoni, ferratelle, crostate e mostaccioli.
di Annalisa Barbagli www.gamberorosso.it

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