domenica 16 novembre 2008

"Vino cotto"

Il vino cotto è uno dei prodotti tipici della nostra terra e, sebbene sia difficile ricostruirne la genesi, è attualmente prodotto e utilizzato come delizioso e gradevole liquore da dessert.
La tradizione del vino cotto affonda le sue radici nel lontano passato e la sua ricetta, anche se presente in numerose varianti, è stata tramandata di generazione in generazione.
Il comune denominatore alla base di tutte le ricette per la produzione è la riduzione, attraverso l’ebollizione, che la tradizione vuole in grossi calderoni di rame, di 1 unità di mosto ad un decimo circa dello stesso e la successiva amalgama ad 1 unità di mosto non trattato.
Il prodotto ottenuto viene poi riposto in botti, solitamente in legno, ove si verifica la fermentazione.
Soltanto dopo circa un anno il giovane vino cotto viene separato dalla feccia tramite travaso in altra botte.
A questo punto occorrerebbe lasciare invecchiare per qualche anno il vino ottenuto affinché prenda corpo e sapore tipici.
La più classica delle tradizioni vuole che una parte del giovane vino cotto sia travasato nelle botti contenenti il vino cotto già invecchiato negli anni precedenti, in quantità però mai superiore alla quantità di vino già invecchiato disponibile.
Dopo tale procedura bisogna attendere qualche mese prima che il vino cotto riprenda forza.
Fonte by Associazione produttori Vino cotto.



1 commento:

  1. Un bicchiere di “vino cotto” contro il mal di cuore: la ricerca avvalora la tradizione contadina.
    Antiossidante, combatte i radicali liberi e aiuta a prevenire malattie tumorali e cardiovascolari.

    E’ il “vino cotto”, bevanda alcolica della tradizione contadina marchigiana e abruzzese, le cui proprietà sono state ora portate alla luce da una ricerca della Facoltà di Agraria dell’Università di Teramo e da un progetto promosso da Coldiretti Ascoli.
    Il tutto allo scopo di salvare un prodotto tipico purtroppo a rischio di “estinzione”.
    Lo studio, realizzato dal gruppo del professor Dino Mastrocola, è stato pubblicato su un’autorevole rivista specializzata nordamericana e dovrebbe essere presto seguito da ulteriori ricerche in campo epidemiologico.

    Ma qual è il segreto del vino cotto? “La caramellizzazione degli zuccheri e la cosiddetta ‘reazione di Maillard’, che si sviluppano durante la fase di cottura del mosto, gli danno un potere antiossidante due o tre volte superiore a quello del vino bianco - spiega Mastrocola, che è anche preside della Facoltà di Agraria - In questo modo si ‘catturano’ i radicali liberi, combattendo l’invecchiamento cellulare e prevenendo malattie come quelle cardiovascolari e tumorali”.
    “Non a caso, nella tradizione contadina il vino cotto è stato sempre considerato un prodotto quasi terapeutico - aggiunge il professor Leonardo Seghetti, docente dell’Università abruzzese e dell’Agraria di Ascoli Piceno, il quale sta collaborando alla ricerca - Le mamme, ad esempio, lo usavano per massaggiare la pelle dei neonati. Ma un bicchiere di ‘cotto’ andava bene per un po’ tutti i malanni”.
    Ancora oggi, si usa berlo caldo (aromatizzato o meno con cannella, chiodi di garofano e scorza di limone) come rimedio contro l’influenza.

    RispondiElimina